I PIRATI DEL KITESURF

Premetto. È dal lontano 2005 che pratico il kitesurf, ben 16 anni che faccio questo sport stupendo. La mia passione e quella dei mie amici e conoscenti è sfociata nel costituire un’associazione sportiva dilettantistica che promuove gli sport acquatici, cura dell’ambiente e inclusione sociale. Devo dire che non ci siamo solo noi, esistono tante A.S.D. sul territorio Salentino, se li dovessi contare siamo più di mille kiter. Se oggi sono arrivato al punto di sedermi e scrivere quest’articolo è perché spero che queste parole arrivino a chi di dovere e possa prendere finalmente una decisione al riguardo.

Voglio spendere due righe per farvi capire la motivazione che mi ha spinto a farlo.

Sin dagli albori di questo sport, la concezione dello stesso considerato come estremo ha fatto si di dargli, da parte degli spettatori e ancora più forte da parte delle istituzioni, sinonimo di rischio, sia per noi che per gli altri. Ha portato tutto ciò ad avere da parte degli organi istituzionali, solo restrizioni e divieti, e questo proprio non lo capisco!

Vorremmo far crescere il territorio, “promozione del territorio”,dicono, invece quando i turisti “sportivi” che ci vengono a trovare sapendo che le condizioni meteo sono stra-favorevoli per praticarlo, si ritrovano a sentirsi dire qui in estate il kitesurf è vietato. Disconoscendo cosi lo storico slogan “salentu, lu sule, lu mare e lu ientu”

Perché? Perché vietare uno sport sano ed a impatto ambientale pari a zero?

Perché mandare via i turisti che sicuramente non torneranno, come sta succedendo anche quest’anno?

Perché privare la possibilità di impararlo e da parte dell’associazioni di insegnarlo, aggiungo adatto a tutte le età, dai 6 anni in su?

Io veramente non l’ho mai capito.

Basterebbe dedicare un’area che ha bisogno di soli 100 metri di fronte mare e un corridoio di lancio, gestito dal comune o dato in gestione ad una associazione; la cosa fondamentale è che non ha costi di gestione, e fondamentalmente regolerebbe il flusso di kiter che tutti i giorni diventano “pirati” a rischio di sanzioni e, nel peggior dei casi, sequestro dell’attrezzatura.

Perché?

Giustamente, le regole vanno seguite e rispettate come: tenersi fuori a più di 250 metri dalla costa seguendo le regole internazionali della navigazione e infine il buon senso.

E quindi vi chiederete perché ci definiamo PIRATI? 

La risposta è che, non avendo un’area dedicata ,mettiamo in pericolo le persone che vogliono godersi la spiaggia e non vedersi passare sopra la testa le vele che possono diventare

pericolose in caso di manovre sbagliate. Quindi abbiamo bisogno di mantenere le distanze di sicurezza.

Il più delle volte la voglia di praticare tale passione sfocia in non ottemperare a nessuna di queste regole mettendo a rischio noi e gli altri, diventando a tutti gli effetti PIRATI DEL KITESURF.

Spero che le istituzioni prendano atto delle mie parole e che non siano buttate, in questo caso al “vento”.

Il Presidente

Bros Sport Family A.S.D.

Antonio Frassanito

brossportfamily.com

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